Disattivalo subito su WhatsApp o rischi che occhi esterni leggano le tue chat private

Lorenzo Lorenzi

Novembre 17, 2025

L’arrivo di Meta AI su WhatsApp cambia il modo in cui usiamo l’app ogni giorno: è comodo, curioso, anche utile, ma se entra per sbaglio nelle nostre conversazioni private è un problema. E in certi casi va proprio disattivato o messo in un angolo.

L’intelligenza artificiale dentro WhatsApp non è più un annuncio futuribile: per molti utenti è già arrivata sotto forma di chat dedicata e di menzione diretta, con il famoso @Meta AI che può comparire tra i contatti suggeriti quando scriviamo. Il punto non è “fa paura l’AI sì o no”, ma una cosa molto più concreta: capire quando la usiamo consapevolmente e quando, invece, rischiamo di farla entrare per sbaglio in chat con amici, parenti, colleghi, portando dentro quella conversazione un “occhio in più” che non avevamo previsto. In quelle situazioni, sapere come limitarla o disattivarla diventa fondamentale.

Come entra Meta AI nelle nostre chat (anche senza volerlo)

Per usare Meta AI in modo esplicito ci sono due strade. La prima è aprire la chat dedicata che compare tra le conversazioni e trattarla come se fosse un contatto vero e proprio: fai domande, chiedi di riassumere testi, generare idee, spiegare concetti. La seconda è la menzione: mentre scrivi in una chat individuale o di gruppo, digiti la chiocciola @ e tra i nomi disponibili, oltre ai contatti, appare anche @Meta AI. Se lo selezioni, l’assistente viene “chiamato” dentro quella conversazione.

Sulla carta sembra tutto sotto controllo: “tanto non lo userò mai lì”, pensiamo. Nella pratica, però, è molto facile sbagliare. Immagina una chat di lavoro in cui scrivi di corsa, tu vuoi taggare @Marco, ma il dito sbaglia riga e clicca @Meta AI; oppure sei in un gruppo famiglia, vuoi rispondere a tua madre e ti ritrovi l’assistente AI menzionato in mezzo alla vostra conversazione. Finché te ne accorgi subito e cancelli, ok. Il rischio vero è quando, distratto, inizi a scrivere ugualmente, lasciando che la richiesta arrivi all’assistente dentro una chat che magari contiene dati sensibili, foto di bambini, scambi sul lavoro.

Di fatto, nel momento in cui menzioni l’assistente, lo stai invitando a leggere il contesto rilevante della conversazione per poterti rispondere. Non è che “WhatsApp legge magicamente tutto di colpo” – l’app già tratta i tuoi messaggi secondo le sue regole – ma hai abbassato tu una barriera: stai chiedendo a un sistema di AI di intervenire lì, dentro quella chat, non in uno spazio separato.

È qui che entra il tema della consapevolezza. Non è un discorso da tecnici, ma da utenti normali: ci sono conversazioni dove ti può fare comodo avere un assistente (un gruppo di amici che organizza un viaggio, una chat in cui si scambiano ricette, uno spazio dove condividi link e chiedi riassunti) e altre dove semplicemente non vuoi nessuno “di extra”. Pensiamo a chat con il proprio medico, con il commercialista, con un avvocato, con il partner, con i figli: sono tutti contesti in cui, anche solo per prudenza, è meglio tenere fuori strumenti che non controlli fino in fondo.

Cosa fare in pratica: quando ha senso disattivare Meta AI (e come tenerla fuori dalle chat)

Il primo passo è mentale: devi decidere dove vuoi usare Meta AI e dove no. Se ti fa comodo averla, il consiglio più semplice è confinarla in una o due chat dedicate, senza mai menzionarla altrove. In pratica: usala come useresti un motore di ricerca in più, o un bloc-notes intelligente, ma tienila lontana dalle conversazioni personali. Questo già da solo riduce tantissimo il rischio di errori.

Poi c’è la parte “tecnica”, che cambia un po’ da utente a utente a seconda della versione dell’app e del Paese, ma la logica è la stessa:

  • se WhatsApp ti permette, tramite le impostazioni, di nascondere la scorciatoia o limitare la presenza di Meta AI (per esempio in Impostazioni > Chat o in una sezione dedicata alle funzioni AI), vale la pena farlo se non hai intenzione di usarla;

  • se questa voce non c’è ancora, puoi comunque “disattivarla di fatto” in due modi: silenziare la chat di Meta AI e archiviarla, in modo che non sia sempre sotto gli occhi, e abituarti a non usare mai il simbolo @ se non strettamente necessario nelle altre chat.

Un’altra buona abitudine è gestire con cura quel che scrivi nella chat con Meta AI. Anche se è comoda per riassunti, idee o spiegazioni, evita di incollare:

  • password, codici, IBAN, numeri di carte;

  • documenti di lavoro interni;

  • dati medici molto personali;

  • foto di minori riconoscibili accompagnate da nomi e cognomi.

Non è paranoia: è il minimo di igiene digitale che dovremmo avere con qualsiasi strumento online, anche con quelli che ci sembrano “di casa” perché integrati in app che usiamo da anni.

Se poi ti accorgi di aver fatto l’errore classico – cioè hai menzionato @Meta AI dentro una chat dove non volevi farlo – ci sono tre mosse semplici: cancellare il messaggio appena possibile, evitare di rilanciare altre richieste nella stessa conversazione, e spostare ogni futuro uso dell’assistente in una chat separata. Se hai inserito dati che non avresti voluto condividere, vale la pena anche fare un giro nelle impostazioni dell’app, rivedere i consensi e ripensare al tipo di contenuti che mandi in generale via messaggio.

Per alcuni, il livello di tranquillità passa solo da una scelta più drastica: non usare proprio Meta AI. In questo caso, fino a quando WhatsApp non offrirà un interruttore unico chiaro e visibile, significa semplicemente ignorare la chat, non aprirla mai, non menzionarla e magari spostarla in archivio per non cliccarla per sbaglio. Non è una soluzione elegante, ma è un modo per dire “io qui dentro non la voglio” in attesa di controlli più granulari.

Alla fine la vera differenza non la fa il pulsante “on/off”, ma il modo in cui noi decidiamo di comportarci: sapere che l’AI è lì, che possiamo chiamarla con un gesto, che può entrare in una chat solo se la invitiamo. E, soprattutto, ricordare che non tutto quello che è comodo è anche neutro: se una funzione abita in uno spazio dove scorrono pezzi di vita privata, va trattata con rispetto e, quando serve, tenuta a distanza.