Gli specialisti lanciano l’allerta: smartphone vietati prima dei 13 anni per proteggere i ragazzi

Gli specialisti lanciano l’allerta: smartphone vietati prima dei 13 anni per proteggere i ragazzi

Gli specialisti lanciano l’allerta: smartphone vietati prima dei 13 anni per proteggere i ragazzi - telefonandia.it

Luca Antonelli

Novembre 21, 2025

Un bambino che chiede il primo telefonino a tavola, un adolescente che scrolla fino a tarda notte: scene comuni nelle case italiane che hanno spinto la comunità pediatrica a mettere nero su bianco un nuovo set di indicazioni. Al centro c’è un messaggio chiaro rivolto a famiglie, insegnanti e pediatri: contenere l’uso dei dispositivi e posticipare l’ingresso nello spazio digitale personale per proteggere lo sviluppo dei minori. La richiesta non è solo cautelativa, ma si basa su una revisione ampia della letteratura internazionale che ha messo a confronto migliaia di studi.

La soglia dei 13 anni e il divieto di accesso non supervisionato

La raccomandazione principale della Società italiana di pediatria (Sip) è netta: evitare l’accesso non supervisionato a Internet prima dei 13 anni e rinviare il possesso di uno smartphone personale almeno fino a quell’età. L’indicazione nasce dall’evidenza che l’esposizione precoce a contenuti inappropriati e la disponibilità continua alla rete possono avere ricadute sullo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale. In pratica, si chiede alle famiglie di non trasformare i dispositivi in oggetti quotidiani già nella prima infanzia.

Gli specialisti lanciano l’allerta: smartphone vietati prima dei 13 anni per proteggere i ragazzi
Gli specialisti lanciano l’allerta: smartphone vietati prima dei 13 anni per proteggere i ragazzi – telefonandia.it

Il focus non è sulla tecnologia in sé ma sul modo e sul timing del suo uso: supervisione, limiti di tempo e contesti protetti sono considerati misure essenziali. Un dettaglio che molti sottovalutano è la differenza tra accesso guidato e accesso libero: la prima permette di accompagnare l’apprendimento digitale, la seconda espone a rischi concreti. In diverse città italiane gli insegnanti segnalano casi in cui l’uso non regolato ha complicato la gestione della classe e le relazioni tra pari.

Allo stesso tempo la Sip raccomanda di ritardare quanto possibile l’ingresso ai social media, auspicando che l’utilizzo venga rimandato idealmente fino ai 18 anni, anche quando la legge consente l’iscrizione prima. Ecco perché: l’interazione social in età precoce può alterare attenzione e regolazione emotiva, elementi chiave nella crescita. Un fenomeno che in molti notano solo nella vita quotidiana è la perdita di tempo dedicato al gioco libero e alla lettura.

La revisione scientifica e cosa è emerso

Le raccomandazioni della Sip si basano su una nuova revisione sistematica: sono stati esaminati più di 6.800 studi, dei quali 78 sono stati inclusi nell’analisi finale. Lo studio aggiorna le conoscenze sugli effetti di smartphone, tablet, videogiochi e social sulla salute fisica, cognitiva e mentale dei minori. Il lavoro è stato presentato in Senato durante gli Stati generali della pediatria, su iniziativa di un parlamentare che ha voluto sollevare il tema a livello nazionale.

Dal confronto emerge come i risultati non siano sempre univoci, ma mostrano tendenze consistenti: un uso prolungato e non regolato è associato a difficoltà di concentrazione, interruzioni del sonno e a cambiamenti nelle abitudini di gioco. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è l’impatto cumulativo: ore spese davanti a uno schermo sottraggono tempo a esperienze sociali dirette e all’attività fisica, elementi che sostengono lo sviluppo.

Per questo la Società invita a integrare la raccomandazione nella routine preventiva: non solo limiti, ma anche strumenti di monitoraggio efficaci e dialogo continuo tra genitori e operatori sanitari. Tuttavia, rimane necessario adattare le indicazioni al singolo bambino, alla sua età e al contesto scolastico e familiare.

Consigli concreti per famiglie, scuole e pediatri

Oltre al divieto di accesso libero prima dei 13 anni e alla cautela verso i social, la Sip propone regole pratiche: niente dispositivi durante i pasti e prima di andare a dormire, promozione di attività all’aperto, sport, lettura e gioco creativo. Si ribadisce l’importanza di mantenere supervisione e dialogo in tutte le fasce d’età, e di utilizzare strumenti di controllo parentale per contenere i rischi.

Rino Agostiniani, presidente della Sip, riassume il punto: “Ogni anno in più senza smartphone è un investimento nella salute del bambino”. La motivazione è clinica: l’età pediatrica è un periodo di plasticità cerebrale in cui memoria, attenzione e gestione delle emozioni sono particolarmente sensibili alle esperienze quotidiane. Un dettaglio che molti sottovalutano riguarda il sonno: la presenza di schermi in camera è spesso collegata a difficoltà di addormentamento e a stanchezza diurna.

Per le scuole si suggeriscono programmi educativi su uso critico dei media e percorsi che favoriscano attività non digitali. In famiglia, invece, vale la regola del buon senso: accompagnare, monitorare e limitare. Il risultato pratico atteso è semplice e concreto: più tempo per il gioco reale, meno esposizione a contenuti non adeguati e una maggiore attenzione allo sviluppo complessivo del minore, una tendenza che molte famiglie italiane stanno già provando a mettere in pratica.